sábado, 23 de enero de 2016

Mientras tanto, en otro lugar...

Il saggio dunque si articola in quattro macrosezioni (Método, Imágenes, Nombres, Escrituras), ognuna delle quali pone problematiche e tentativi di analisi inerenti l’ambito suggerito, pur se la ripartizione è fluida e gli oggetti d’indagine talvolta migrano da una sezione all’altra (alcuni esempi sono rappresentati dalle analisi intorno alle pratiche performative e al discorso identitario). È interessante notare come vi èsolo uno spazio in senso stretto dedicato alla letteratura (Escrituras), a indicare anche il ridimensionamento dell’esperienza letteraria nell’economia della cultura contemporanea, a vantaggio di forme meno “colte”. In Método l’autore emblematizza la “sutura” tra passato e presente nelle figure di Filologia e Postfilologia: come la prima èlegata all’ermeneutica del testo, al mondo inteso lukacsianamente come Totalita, cosìla seconda persegue la ricerca della chispa de vida, ossia ciòche continua a vivere tra le righe del testo (sia esso romanzo, film, immagine, corpo) muovendosi tra nuove tecnologie e rovine del vecchio mondo. La Postfilologia quindi nasce dal superamento della scienza positivista, dall’evoluzione stessa della Filologia che tenta il medesimo sforzo di comprensione ma con strumenti diversi, adatti alla grammatica dilatata e frammentata che è quella della cultura post umanistica. Centrale, in questo senso, risulta l’attenzione posta sul corpo come testo, laboratorio identitario e territorio di frontiera tra natura e artificio. Èil caso di Thomas Gareth, il cui corpo ricoperto di tatuaggi diventa lo spunto per riflettere sulla feticizzazione dell’umano, inteso nei termini di frammentazione dell’unita, e sulla sua storicizzazione, divenendo testo e impronta del proprio tempo. 

(...)

L’analisi di Link sembra in parte ripercorrere, nelle intenzioni, lo stile del Passagenwerk benjaminiano, come si deduce dall’andamento erratico, dal procedere per intuizioni che nascono dalla materia magmatica e multiforme del presente che sollecita e, talvolta, disorienta la nostra sensibilità di osservatori fruitori del XXI secolo. Va segnalata soprattutto la capacità di costruire il discorso tenendo insieme oggetti distanti per provenienza e destinazione, sempre seguendo la logica del “borde”, del confine: e infatti l’eterogeneità degli oggetti viene organizzata sotto il comune denominatore di ampie categorie tematiche o dall’accomunamento del prefisso “post”. Tuttavia in quella che è una risorsa del testo si intravede anche un suo limite, ossia nella mancanza di un centro che orienti la lettura. Il rischio è che l’analisi dei numerosi oggetti culturali, seppur condotta con scrupolosità scientifica e investigativa, sfugga ad una sintesi finale che renda leggibile lo sforzo dell’autore.

Lucia Faienza para Between. El texto completo, acá.


No hay comentarios.: